San Bernolfo, frazione del comune di Vinadio, sorge a 1702 metri di quota nel vallone dei Bagni di Vinadio.
Secondo la leggenda, Bernolfo era un vescovo di Asti, da cui Mondovì, prima dell’istituzione della diocesi, dipendeva. Venne catturato e ucciso nel corso di una delle tante scorrerie saracene avvenute nel Piemonte sud-occidentale nel corso del IX-X secolo.
L’intero villaggio presenta una tipica tecnica edilizia degli ambienti alpini di derivazione Walser, diffusi nelle Valli Sesia, Anzasca e del Lys. Le dimore di San Bernolfo si caratterizzano per un basamento in muratura su cui si poggia una struttura lignea, realizzata con la tecnica “Blockbau“, dove i tronchi scortecciati si incastrano agli estremi, garantendo solidità e resistenza agli agenti atmosferici. Tuttora le reali derivazioni di questa peculiarità architettonica restano ignote.
Qualcuno ha ipotizzato l’insediarsi di una comunità colonizzatrice di origine nordica o di matrice linguistica germanica, come nel caso dei Walser nelle vallate intorno al Rosa, che in virtù di isolamento geografico ha continuato a reiterare il patrimonio delle sue tecniche costruttive. Ma la presenza di forme, più o meno pure, di “Blockbau” anche a Elva e Celle Macra in Val Maira e in più punti dei valloni, rappresenta la vivacità negli scambi e nelle relazioni umane e culturali tra i due versanti dello spartiacque. L’abbondante disseminazione in terra francese – come si può osservare nella vicina Valle della Tinée o nel più distante Queyras – di questa tipologia costruttiva pièce sur pièce (termine d’oltralpe con cui si indica il Blockbau), fanno intravedere modalità di circolazione e di diffusione ben più articolate e complesse rispetto all’ipotesi dello stanziamento umano isolato dal contesto.
L’insediamento di San Bernolfo, dopo esser stato abbandonato dagli ultimi suoi abitanti permanenti più di 50 anni fa, ha ricominciato a vivere. Oggi, la frazione è diventata base per molte escursioni (vicino è il Rifugio De Alexandris Foches al Laus), trail e gite di sci alpinismo. Qui sorge il risto-rifugio “Dahu de Sabarnui“, aperto tutto l’anno, e la piccola cappella di San Lorenzo, già nominata nella visita arcivescovile del 1770.