Le molteplici distruzioni causate dai frequenti passaggi di eserciti in guerra, hanno compromesso in parte il ricco patrimonio romanico e gotico presente in valle.
Le chiese, nei secoli passati punto di passaggio e sosta per i pellegrini che dalla Provenza raggiungevano Asti e la via Francigena del Moncenisio, o viceversa si dirigevano verso Santiago de Compostela, furono ricostruite dagli abati benedettini dell’Auvergne. Con l’età moderna le chiese subirono profonde trasformazioni ed in valle si ebbe un riassestamento religioso che promosse la costruzione di confraternite, santuari e cappelle.
Questi edifici sacri offrono al turista itinerari che portano alla scoperta di piccoli tesori d’arte semplice ed al contempo di angoli naturalistici di grande suggestione.
L’abbazia di S. Dalmazzo
L’abbazia alla quale il Borgo deve la sua formazione prima ancora che il suo nome è ricordata per la prima volta all’inizio del X secolo, in un atto del 902 di cui si ritiene oggi accettabile la veridicità storica; infatti, nel 904 il Vescovo di Asti trasferì a Quargnento le reliquie del Santo e dei compagni, e lì rimasero sino al 1174.
Nell’XI secolo i monaci ricostruirono quindi l’abbazia su grande pianta a cinque navate con tre absidi, in stile romanico. Nel 1259 l’Abate e il Comune di Cuneo decidono di porsi sotto il Conte di Provenza Carlo d’Angiò: il dominio angioino finirà nel 1372 col definitivo passaggio ai Savoia. A questa fase risale la cappella angioina con scene di vita e miracoli di San Dalmazzo.
Nel 1439 l’Abbazia è utilizzata come sede estiva del vescovo di Mondovì, mentre nel 1599 diviene parrocchia e vede ridotta la chiesa a tre navate, ricavando nelle esterne le cappelle laterali tuttora esistenti.
Nel 1636 fu realizzata la cappella superiore, vero santuario del martire, decorata con affreschi e stucchi e terminata nel 1672. È esposto qui l’osso del cranio di San Dalmazzo, contenuto in un busto – reliquiario in argento, mentre gli altri resti sono conservati in una cassa in legno e ferro.
L’altare presenta una tela con la Madonna col Bambino venerati dai Santi Dalmazzo e Biagio di scuola piemontese, ed anche il tabernacolo è dipinto con la figura del martire.
Nel 1703 la facciata viene sopraelevata e dipinta in stile barocco, e così sono rinnovate le cappelle laterali e l’altare maggiore. Durante la Rivoluzione francese, tra il 1793 e 1797, la chiesa è adibita a caserma per il deposito delle munizioni.
L’impegnativa campagna di restauri della zona presbiterale e in alcune cappelle laterali, attuati a partire dal 1995, ha riportato alla luce le antiche strutture abbaziali.
La Cappella dell’Assunta
La Cappella dell’Assunta, spesso citata come Madonna dell’Incoronata ma localmente definita “la Madonna”, sorge nel comune di Moiola e secondo la tradizione sarebbe stata edificata dai benedettini nel XV secolo. L’Incoronata è stata costruita molto probabilmente come ex voto durante la peste manzoniana che colpì anche la Valle Stura. Essa, infatti, costituisce un piccolo santuario sul modello di quello di S. Anna di Vinadio, posto sul crinale meridionale del Vallone dei Colli e raccoglie al suo interno numerosi quadretti votivi di questi ultimi due secoli portati fin lassù da moiolesi e no.
Nel XVIII secolo venne aggiunto il portico antistante con archi a tutto sesto. Un tempo la sua cura era affidata alla Confraternita di Santa Croce e del Santo Nome di Gesù, oggi ai Massari (tre uomini e tre donne): vi si celebra la festa patronale il 15 agosto, in concomitanza con il festino di Tetti Masuè. Nei primi giorni di maggio si celebra la tradizionale novena con partenza all’alba dal paese e salita a piedi in processione lungo un sentiero che si snoda fra i boschi.
Madonna del Pino
Il santuario dedicato alla Natività di Maria Vergine sorge oltre il vallone di Fedio, nel comune di Demonte, a Tetto del Pino. La cappella, sin dal 1664 ad almeno il 1913, sarebbe stata residenza di eremiti: sarebbe sorta per richiedere protezione in occasione della peste del 1630.
All’interno si conservano la statua della Vergine in legno dorato della seconda metà del ‘700. Nel 1744 due abitanti del luogo furono rinchiusi dalle truppe nemiche francesi nel santuario, in attesa della fucilazione, ma durante la notte furono miracolosamente liberati dalla Madonna.
Sin dal 1770 si svolge, l’8 settembre, una processione attorno al santuario con la statua della Madonna.
Chiesa di San Fiorenzo
La parrocchiale di Vinadio fu eretta nel 1321 sotto Papa Giovanni XXIII e Re Roberto d’Angiò. Della struttura romanica, risalente al XIII secolo, oggi resta integro solo il campanile. È costruito in pietra locale e veniva utilizzato come Torre Civica: la sommità presenta una guglia con croce, mentre alla base è posta una fontana. L’edificio venne rimaneggiato più volte dal 1468, consacrato nel 1770 dall’arcivescovo di Torino, che inglobò il campanile nella navata destra. Durante la Seconda guerra mondiale subì alcune lesioni che furono riparate negli anni successivi.
Nel 1986 il campanile fu oggetto di un eccellente restauro; la facciata della chiesa è preceduta da un originale protiro formato da due colonne ottagonali che sorreggono una copertura a crociera. Per la sua costruzione furono impiegati elementi di recupero, come capitelli gotici e romanici scolpiti con lo stemma di casa Savoia, un nodo di Salomone, un lupo, spirali e motivi vegetali.
Di gran pregio sono il portale gotico in pietra scura risalente agli inizi del 300 e l’architrave sostenuto da protomi animalesche raffiguranti un orso ed un leone. All’interno tre navate con maestosi lignei del 1500 e 1600 custodiscono tavole e statue di artisti locali.
La chiesa è dedicata a San Fiorenzo, monaco benedettino del VII secolo d.C., forse poiché fu fondata proprio dai benedettini che vissero fino al 1500 in Valle.